In questo periodo di calma piatta, scrivo un articolo su un tema che mi sta molto a cuore: l’amatorialità.
Alle riunioni di inizio campionato, non manca mai la richiesta di porre un limite minimo di età per l’iscrizione al campionato. La risposta è sempre quella: il regolamento Lcfc stabilisce che ai campionati amatoriali che essa organizza, possono partecipare atleti che abbiano compiuto almeno 18 nel momento in cui scendono in campo.
Vorrei però analizzare i motivi che spingono alcuni a voler limitare l’accesso ai più giovani al nostro campionato.
Probabilmente in molti hanno sempre pensato che il campionato amatoriale dovesse essere destinato agli “anziani”, e che oltre a questi potesse trovare posto anche qualche “brocco”. In realtà il concetto di amatore non è molto distante da quello di dilettante: certo, l’impegno richiesto è minore, cosi come possono essere minori le capacità di chi si cimenta nello sport amatoriale, mentre a livello dilettantistico vengono richieste delle attitudine tecnico-fisiche superiori.
In realtà, nei campionati amatoriali dovrebbero trovare spazio tutti quegli atleti che non hanno avuto la capacità, il tempo o la voglia di provare a fare sport ad un livello superiore. Il fatto quindi che nel nostro movimento ci siano squadre giovani è assolutamente in linea con questo presupposto, a dispetto di chi – erroneamente – afferma che ciò sia sbagliato, e che questo causi un emorragia di giovani dal campionato Carnico al campionato amatori.
Proprio per questa sua peculiarità, il campionato amatoriale in genere è spesso un molto eterogeneo, basti pensare al nostro: si incontrano vecchie glorie (ci mancherebbe), giovani con poca esperienza di campo, qualche fenomeno che ha smarrito per strada le motivazioni necessarie per confrontarsi in palcoscenisci più prestigiosi… c’è un po’ di tutto. Alla fine però il risultato è di assoluto rilievo, da qualsiasi punto lo si guardi.
Ho letto con grande piacere questo articolo. Vista l’età media molto bassa della mia squadra, anche io vorrei puntualizzare come interpreto il nostro campionato. Tanti mi “rimproverano” di avere molti giovani in rosa. Ebbene, non posso certo dar loro torto sotto alcuni punti di vista, ma da altri la mia filosofia è ben precisa. Negli anni ho radunato parecchi giovani che, nelle rispettive società Figc, avevano gli spazi chiusi per differenti motivi. Elementi più forti di loro in campo, oppure una sbagliata collocazione tattica da parte di chi li allenava, o ancora poco feeling con l’ambiente. Io, senza guardare alla carta d’identità, ho cercato di dar loro una “fisionomia”, cercando di metterli in campo dove meglio, secondo me, avrebbero potuto rendere. A volte – dicono gli altri, io non ho questa presunzione – ci sono riuscito, altre no. Con questo, vorrei far capire che contano molto anche le motivazioni e l’ambiente nella scelta di un giovane che preferisce abbandonare magari il Carnico per approdare tra gli Amatori. Io la vedo così. Le società Figc dovrebbero essere più attente al rapporto umano. Infine (e scusate se, come sempre o quasi, ho scritto un papiro), io sto cercando di “invecchiare” l’Atletico Bancone perché è vero che un giovane è più “fresco” atleticamente, ma è altrettanto innegabile che l’esperienza di una “vecchia volpe” molto spesso fa la differenza!
Ciao a tutti
Serse
Bravo Serse, i tuoi “papiri” arricchiscono sempre questo sito.
Sia il mio articolo che il tuo commento si sono astenuti dall’approfondire i motivi veri che allontano parte dei giovani dal Carnico FIGC, ma penso che ognuno possa farsi un’idea in merito. Chi vuol intendere…
Verissima anche l’affermazione sull’esperienza: io l’ho sperimentato a mie spese durante il primo campionato disputato dalla mia squadra.
Mandi
Gianluca